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      Il secondo, non meno eroicamente, a Castel Morrone.
      Ho già detto essere la nostra linea di battaglia difettosissima, per irregolarità del terreno, e per troppa estensione. Ebbene, per fortuna nostra, fu pur difettoso il piano di battaglia dei generali borbonici. Essi ci attaccarono con forze considerevoli su tutta la linea, in sei punti diversi, a Maddaloni, a Castel Morrone, a S. Angelo, a S. Maria, a S. Tammaro, ed in un punto intermediario di cui non ricordo il nome, ove comandava il generale Sacchi.
      Diedero così una battaglia parallela, cozzando col grosso del loro esercito, contro il grosso del nostro, ed assalendo posizioni da noi studiate e preparate.
      Se avessero invece preferito una battaglia obliqua, cioè, minacciato cinque dei punti summentovati, con avvisaglie di notte, e nella stessa notte portare quarantamila uomini sulla nostra sinistra a S. Tammaro, o sulla nostra destra a Maddaloni, io non dubito, essi potean giungere a Napoli con poche perdite.
      Non sarebbe stato perciò perduto l'esercito meridionale, ma un grande scompiglio ce lo avrebbero cagionato. Con un'ala rotta, ed il nemico padrone di Napoli, e delle nostre risorse, diventava l'affare un poco serio.
      Mentre la pugna ferveva nelle pianure Capuane, il maggiore Bronzetti, alla testa di circa trecento uomini, sosteneva l'urto di quattromila borbonici, e li respingeva a varie riprese dalle posizioni da lui occupate. Invano il nemico intimò la resa a qualunque patto. Invano! Il prode Lombardo avea deciso di morire co' suoi compagni, ma non arrendersi.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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