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      Corvo, disperando del successo, prese la campagna, avviandosi verso Isernia, uno dei centri del sanfedismo.
      Le superbe popolazioni Sannite che abitano tutto quel pezzo scosceso d'Apennino che limitano il Volturno ed il Sangro ad ostro, ed il Lazio a settentrione, fiere ed indipendenti come i loro antenati, mantenute come sono, nell'ignoranza dal prete, esse sono come le Calabre, la più ricca messe della fellonia chercuta, e sono quelle che danno i più famigerati briganti, di cui il clero dispone assolutamente.
      Tra quelle orribili gole, ove capitolava e passava sotto le forche Caudine l'esercito Romano, e fra codeste bellicose popolazioni internavasi il gesuita, come se volesse nascondersi da tante vergogne, e sicuro di trovar pascolo alle infernali sue disposizioni.
      Il perverso avea più d'un incentivo nella sua impresa. Egli serviva la causa a cui avea dedita la sua scellerata esistenza, ed abbiam veduto in che modo, ma più di ciò egli era solleticato dalla speranza di potersi vendicare dei rapitori delle sue donne; - per cui egli sentiva qualche cosa dentro che non sapeva spiegarsi, ma qualche cosa che lo attraeva e lo spingeva irrevocabilmente verso quelle sue vittime.
      Nelle sue peregrinazioni reazionarie, l'astuto settario di Loiola non avea mancato di occuparsi della marcia dei fuggenti da Roma e per mezzo d'agenti sicuri egli avea seminato d'insidie e d'ostacoli il cammino dei nostri cari.
      L'Italia, nella cieca noncuranza in cui si dondola, non si capacita di ciò che ponno i preti nelle campagne.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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