Pagina (242/356)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ebbero quindi quanto poteva dare il paese, senza necessità di violenze.
      In guerra, nelle marcie di notte, con un obbiettivo qualunque, vi è sempre qualche vantaggio: principalissimo, la sorpresa. Nelle ritirate la possibilità di scegliere le linee più convenienti, e suddividere la forza in tante colonne divergenti, come piace. D'estate, gli uomini ed i cavalli faticano molto meno di notte e marciano meglio. Una marcia ben ordinata di notte, e tanto segreta quanto possibile, confonde anche le spie, e quindi incerte le informazioni del nemico.
     
     
     
      CAPITOLO LVI.
     
      COMBATTIMENTO DI SORA.
     
      Non la siepe che l'orto v'impruna
      È il confin dell'Italia, o ringhiosi!
      Sono l'Alpi il suo lembo, e gli esosiSon le turbe che vengon di là.
      (BERCHET).
     
      Ma come si fa! come non saranno ringhiosi gli abitatori di questa infelice penisola, quando l'inferno vi vomitò il levita prete, maestro potentissimo d'ogni corruzione, e massime d'ogni discordia, e che per sventura tanto si è radicato, da diventarne lo svellimento, se non impossibile, almeno difficilissimo, sia per la protezione dei potenti, che se ne servono per santificare le loro scelleraggini, sia per l'imbecillità dei popoli, allettati dal paradiso e spaventati dall'inferno, frutti del loro idiotismo, sia infine per la manía del dottrinarismo, che in questi nostri giorni ha vestito, sulla rossa tunica del repubblicanismo purissimo ed esclusivo, la rancida sottana del prete!
      Sino a Subiaco i nostri amici ebbero discreta strada; ma da codesta città a Sora, essi furono obbligati a percorrere dei sentieri quasi impraticabili, e per disgrazia, anche deteriorati dalle piogge settembrine.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





Italia Alpi Subiaco Sora