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      A misura che gli ostacoli naturali crescevano, essi ne trovavano pure degli artificiali, che i preti facevano costruire dai montanari, a cui dispoticamente comandavano. Piante rovesciate ed attraversate sui sentieri; i sentieri tagliati da fossi profondi, ed in certi luoghi gli stessi fossi ricoperti con rami sottili e verdi zolle, su cui il viatore, mettendo il piede, profondava in un precipizio; e ponti di legno tagliati o bruciati, con altri ponti in materiale, distrutti.
      Si aggiunga a tutto ciò i terribili torrenti delle montagne, ingrossati dalle pioggie, e spumanti fra i massi dei loro letti, come i marosi in una tempesta di mare, e che pur attraversare bisogna, per cercare dei viveri, e proseguire la meta del viaggio.
      I ministri del Dio di pace, poi, avevano ammaestrato i contadini a far delle imboscate e fucilare i loro fratelli dietro da ripari, come se fossero belve.
      A Trevi, a Tilettino, a Civitella, a Rovetto e a Balserano, furono i nostri ricevuti a fucilate da gente imboscata in posizioni quasi inaccessibili. Il Capo che comandava i trecento, ed i compagni suoi, erano gente, però, da non indietreggiare davanti alle insidie, alle minaccie e alle imboscate dei chercuti.
      Quando scorgevasi il primo fuoco d'un'imboscata, il nostro P..., figlio di monti più alti degli Apennini, e che formava l'avanguardia colla sua centuria, lanciavasi come un capriolo, gridando: «in carica!» ciocchè eseguivano i militi, senza fare un tiro.
      Si suppone certamente che i cafoni non aspettavano la tempesta dei liberi, e se la davano a gambe fuggendo precipitosamente e raccontando poi che sotto l'assisa della rossa camicia essi avevan scoperto la simbolica figura del demonio; - codardia che solleticava i chercuti, interessati a mantenere il popolo nell'ignoranza e nell'abbrutimento.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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