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      - Egli portava Virginia ferita nel petto; Muzio e P... avevano ciascuno un ferito. P..., che non volle abbandonare il posto d'onore dell'avanguardia, aveva con sè il suo tromba con il braccio destro rotto da una palla ed impugnando l'istrumento colla sinistra. Al momento di principiare la marcia, un'ultima disperata carica dei borbonici obbligò la piccola colonna dei liberi a fermarsi. Ma trovati in ordinanza ed eseguendo l'ordine di non scaricar le armi che a bruciapelo, le due fila di fuori - i nobili figli della libertà italiana - cacciarono i soldati del prete come polve, e ciò permise loro d'imprendere subito dopo la marcia meno molestati.
      Un incidente, favorevole ai nostri, successe pure nell'ultima carica del nemico. Il gesuita, disperato, furibondo di vedere fuggire le prede, tanto fece da persuadere i capi del suo esercito di tentare un'ultima carica. Ma i suoi soldati, già stanchi ed impauriti dall'intrepidezza dei nostri, abbiam veduto come se la svignarono a gambe, e s'udirono varii dei fuggenti, tanto acciecati dal terrore, che passando vicino ad una pianta e prendendola per un nemico, gridavano: «Signor liberale: mi arrendo, mi arrendo!».
      Non fu la sola fuga degli avviliti cafoni, la fortuna del valoroso avanzo dei trecento; ma Corvo stesso, che, come capo supremo, trovavasi a cavallo, e che, rabbioso di non poter spingere i suoi all'assalto, s'era avanzato primo, e venuto alle mani con P..., più forte e più svelto di lui, fu rovesciato da cavallo da una sciabolata attraverso il muso, e consegnato prigioniero nel centro della colonna.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





Virginia Muzio Corvo