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      Condotto nel centro della colonna in marcia su Tora, e trascuratamente vigilato dai militi stanchi, egli tentò la fuga, facilitato dall'oscurità della notte, e pervenne ad uscire dalla colonna, arrampicandosi a destra verso le falde dei monti.
      Ma fatalità, o giustizia! Una palla dei cacciatori borbonici, forse l'ultima degli ultimi tiri sparati sul fianco destro dei nostri, lo colpì sul naso, fra i due occhi, quasi all'istesso punto, ove aveva ricevuto la prima ferita; ambe ferite dolorose, ma non mortali per disgrazia sua, che quasi lo acciecarono completamente. Egli cadde, ma rialzossi subito, e cogli occhi appannati dal sangue e dalle tenebre, cercando scampo colla fuga, precipitossi nuovamente nelle fila de' suoi nemici, ove, riconosciuto, lo legarono colle mani di dietro, e lo ricondussero con più vigilanza di prima.
      Il villaggio di Tora è dominato da un castello, residenza degli antichi signori del medio-evo; oggi palazzo municipale - ed è certamente il più importante edifizio del paese. Chiassi ed il suo stato maggiore l'occupavano prima dell'arrivo di Nullo; ma giunto costui con gran numero di feriti, negli spaziosi appartamenti del castello, vi si collocarono molti letti, e vi si poterono accomodare quasi tutti.
      Un aneddoto curioso successe il primo giorno dell'arrivo di Chiassi in Tora. I preti, disperati di veder occupato il loro paese dagli eretici, inventarono la storia, che nel palazzo, di notte, vi si sentiva, cioè si udivano dei rumori soprannaturali, e si raccontava di più, che un sacrestano ch'ebbe l'ardire di volervi passare una notte, disparve, e non se ne seppero più notizie, probabilmente portato via dagli spiriti degli antichi signori del castello, che non tolleravano stranieri.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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