Pagina (288/356)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Tanto potè il rimorso sul gesuita: ciocchè prova, che la perversa istituzione, il di cui studio è quello di voler annientare l'uomo sotto la duplicità della menzogna e della depravazione, rivestendolo della cocolla e della sottana, è una maledizione per la umanità, che può da essa esser traviata, ma che risorgerà infrangendone il putrido catafalco.
     
     
     
      CAPITOLO LXII.
     
      BATTAGLIA DEL VOLTURNO.
     
      2 OTTOBRE 1860.
     
      Corrispondenza d'amorosi sensi,
      Celeste dote è negli umani, e spessoPer lui si vive cogli amati estinti,
      E gli estinti con noi.
      (FOSCOLO).
     
      A voi, caduti alle falde del Tifate, o miei giovani e prodi compagni, io consacro queste mie ultime righe, sulla ultima nostra battaglia, nella brillante epopea del 60, che voi avete illustrato colla vostra bravura e col vostro sangue. Voi, finalmente, dopo dieci vittorie, gli sbaragliaste quegli avanzi dell'esercito borbonico, là sulle alture di Caserta Vecchia.
      E voi, a cui l'Italia deve tanta parte del compimento delle sue aspirazioni di tanti secoli; voi che già tante volte avete insegnato allo straniero a rispettarla, ed a cui insegnerete ancora, come qui oggi si accolgano gli invasori insolenti, potete voi sperare che Italia, sì propensa a rammemorare delle miserie, si ricordi, che le vostre ossa biancheggiano insepolte sulle falde dei monti e nelle pianure della Campania?
      Il 1° ottobre, verso le cinque della sera, si telegrafava a Napoli: «Vittoria su tutta la linea» ed a quell'ora l'esercito borbonico ritiravasi precipitosamente dentro Capua, e parte gettavasi a traversare il Volturno.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





Tifate Caserta Vecchia Italia Italia Campania Napoli Capua Volturno