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      Tutti i nostri dell'esercito meridionale avevano fatto il loro dovere, con quel valore che distingueva i capi ed i militi a cui avevo l'onore di comandare. Bixio alla destra, - Medici, Avezzana e Simonetta al centro, - Mielbitz, Türr ed Eber alla sinistra, - e Sacchi tra il centro e la destra; Sirtori, capo di stato maggiore, aveva inviato la riserva a tempo. E se si aveva combattuto con valore ed accanimento, lo accertava il gran numero di cadaveri, che copriva le pianure Capuane, e le falde del Tifate, nonchè il gran numero di feriti.
      In seguito alla carica delle riserve - narrata antecedentemente - le comunicazioni di S. Maria e S. Angelo erano state sgombrate dal nemico, ed io potei salire il monte per capacitarmi dell'esito finale della battaglia.
      Già dissi prima, essere il monte S. Angelo dominatore delle due sponde del Volturno, e dell'intero piano di Capua, vantaggio immenso che noi avemmo in quella giornata sui nemici, e che non cesserò di raccomandare ai miei giovani concittadini che sono destinati alla milizia.
      Quando si può, tenersi vicino al campo di battaglia, ed in alto per poterlo vedere. I generali borbonici invece, situati nella pianura, poco o nulla potevano scoprire.
      Certo della vittoria, discesi dal monte nel villaggio, e mi ricordai allora - già di notte - di non aver preso alimento nella giornata. Qualcuno, mi disse essere i carabinieri genovesi dal parroco. Ciò mi sollevò il cuore, certo di non morire di fame in tale casa, ed in compagnia di quei miei prodi fratelli d'armi.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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