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      Servon di pasto, e le sparute e scarneGuancie dell'infelice al suol dannato.
      Sacre reliquie dei miei prodi! ItaliaProstrata ancella dell'estraneo, e serva
      D'eunuchi servi, per vergogna natiDe' Scipïoni sulla terra, un raggio
      Rivide in ciel della sua gloria antica,
      Al battagliar de' nuovi Fabi(14); un cennoDi gioia rallegrò la veneranda
      Rugata fronte, e sollevolla altieraCome ne' tempi di Marcello, allora
      Che dominati da Cartago i setteColli, e di Canne, e Trasimeno il truce
      Vincitor la premeva, alle lontaneIberiche campagne i suoi guerrieri
      Rimandava superba, e i calpestatiDal numido corsier campi vendeva
      Ad altissimo prezzo(15), ed alle muraBronzo-merlate di cittadin petti
      Lo straniero sfidava, e le stupendeMostre il fatale vincitor fuggiva.
      E tu, figlio d'Alzate(16), Anzani, un piedeSulla polvere e il fuoco nella destra,
      Ricevevi il protervo, che la resaVoleva importi de' fratelli stanchi(17)
      Dalla battaglia decimati e pochiRimasti illesi; la fatal rovina
      Tu risparmiasti colla generosaIntemerata tua parola: «In aria,
      «Io volerò colle macerie e i monchi
      «De' miei compagni corpi e le codarde
      «Salme di voi all'oppressor vendute».
      E allontanossi il gallonato e tronfioMercenario, e la libera contrada
      Tutta festante, i coraggiosi accolse.
      E le pie donne al capezzal dell'egro,
      Curve, lambenti l'orride di ferroE di piombo ferite, il dolce labbro
      Ricettacol d'amor, non ripugnavanPosar sul gonfio lacerato fianco
      Del libero soldato. «A noi la vita
      «Salvaste, o prodi, e dall'oltraggio vile,(18)
      «Ed essa a voi sia consacrata(19)». Oh! l'uomo


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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna
1911 pagine 105

   





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