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      Senza l'Italia rinnegar le stancheMembra potrei posar sul suol natio.
      Salve! o di Segurana e di Massena
      Terra diletta! Il masnadier che compraT'ha, per tuffarti nel servaggio, il prezzo
      Non godrà dell'inganno. I conculcatiPopoli, stanchi delle sue nequizie,
      Il macchiato di sangue abbatterannoTrono, sostenitor dell'impostura.
      Giunge la notte. Il venticel dell'Alpi
      Quale custode del virgineo senoRespinge i flutti accavallati e gonfi
      Dalle tempeste(51), che il Lïone e il Giano(52)
      Furïosi tramandano nel verno.
      Fiuta nell'aer tuo natio, o stancoReduce navigante, e ben ricordi
      Imbalsamato quel fragrante aroma,
      Che ti beò bambino, e nell'oscuraNotte accennavan dell'ostel la via
      De' giardini i profumi(53), ed il tranquilloDi Limpia porto(54) t'accogliea festante.
      Soverchia gioia nella vita è infaustoPrecursor di sciagure, e la tremenda
      Mi balenò sentenza, allorché chiaraL'alba del mio ritorno il natio loco
      Illuminava e la perduta patriaOrmai redenta e figli e sposa e Madre
      Io rivedea felici. Oh! chi ridireDella canuta genitrice i cenni
      Prorompenti d'affetto? «Io ti rividi
      «Ed obliate ho le mie pene», disseLa veneranda! collo stesso accento
      Che m'accogliea fanciullo, allorché illesoIo m'affacciava da' perigli, e dolce
      Ammonitrice all'irrequieta audaceNatura frapponea miti consigli
      Con quel suo fare d'angiolo. Oh! immensoSorriso d'una madre, il tuo ravviva
      Incantatore refrigerio e il duoloTutto s'oblïa d' un'intiera vita.
      Furon giorni di gioia. I miei fratelliD'arme dovunque festeggiati, accolti
      Come in famiglia dagli affettüosi


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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna
1911 pagine 105

   





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