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      Funesta figlia del delitto(62), i tuoiNon son sconti peccati! Il sacerdote
      Di Satana t'offusca e la scettrataGenía ti travolge! Invan di prodi
      Mandi folla al martirio ; alla catenaTu sei dannata ancor da chi ti sugge,
      Da chi ti oltraggia e ti mantiene serva!
      Son gl'Italiani giubilanti, indarnoAmmaestrati dal passato, il regio
      Custode è alla frontiera, il simulacroDi libertà li ha disennati. Importa
      Poco dell'armi! Il disputare importaDi Governo la forma, e lo impennato
      Pavoneggiar berretto e di vellutoLa zimarra o la giubba; e l'argomento
      De' sapienti: qual del grand'Impero
      Capitale sarà, città cospicua!
      Intanto il lupo, che la ricca predaSciolta per un momento avea, i lanuti
      Sconsigliati contempla e, ritempratoDalle solite gare, il truce dente
      Riappicca sicuro alle divisePecorelle, e fa stragi, e frutta e donne
      E sostanze non sue sgavazza e sperde.
      Cadde ingannata, derelitta, esangueLa gran donna Lombarda! Un dì soletta
      Ma pure cinta del suo ferro, i donniAvea spazzato come nebbia. I forti
      Avean provato ai variopinti sgherriChe, chi non teme, vince e le masnade
      Poco servon di servi, ai valorosiDi libertà campioni. Ora, fidente
      Alle regal promesse, il suo non vintoPopol soggiace al truculento, esoso
      Esercito dell'Austria. Un'oste intieraSenza pugnar, fuggita a capo chino,
      Attraversa le vie ove fanciulliFugar que' mercenari vincitori!
      A testimoni di viltà chiamatiDai confini Lombardi(63), i rossi figli
      Di ben altre battaglie il vergognosoSpettacol contemplar, e nella foga
      De' fuggenti travolti, il retroguardo


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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna
1911 pagine 105

   





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