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      Piegar ginocchio ai prepotenti, e a voiPorger consorzio, o moderata feccia
      Dell'Inferno e vergogna delle genti!
      Ventiquattr'ore ad abbracciar i mieiOrfani figli, e sotto occulta scorta(107),
      Mi fu concesso. I pargoletti al senoMi strinsi e, addolorato, alle pietose
      Cure d'amici generosi, io porsiI derelitti, ed il cammin ripresi
      Dell'esiglïo.
      Il dispotismo ovunqueHa i suoi segugi, e le deserte arene
      Trovai di Libia inospitali(108) e l'irtoD'Alcíde scoglio ora Britanno(109). Un caro
      M'accolse amico alfin sul Tangitano
      Lido(110), u' trovai quïete — se quïeteV'è pel proscritto sulla terra e in cuore,
      Quando s'ha Italia vergognata e schiava!
      Deve il suo frutto con sudata fronteL'uomo acquistar, non aggravar l'altrui.
      Benché gentile a me l'ospite amico,
      Non più pesar sul generoso io volli,
      E solcai l'onde di bel nuovo, al priscoMestier volgendo; ma pur ardua via
      Resta per viver al proscritto, e moltoMi toccò di salir per l'altrui scale
      E scender, pria di contentar la bramaD'indipendente vita. Io generosi
      Concittadini ritrovai dal freddoSettentrione all'abbruciate falde
      Del Cimborazzo, e di gran meravigliaNon è dovunque ritrovar fratelli
      Itali, e prodi ed ospitali e sacraIn lor di patria caritate il culto(111).
      Migliori son gl'Itali fuori, e taleNon altra gente(112).
      In irrequieta vitaCosì vagai per la Colombia. Alfine,
      In Lima, un mercantil legno m'accolseE alle lontane della China sponde
      Drizzai l'antenna e verso l'India e versoIl nuovo quinto della Terra(113). Il giorno
      Quasi alla notte non far luogo io vidi


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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna
1911 pagine 105

   





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