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      «De' tuoi maggiori Mausoleo, o servo
      «Dominator di servi! Ai gracchiatori
      «Che chiaman sempre l'altrui ferro all'opra
      «Di redimer la patria, a' pugni apponi
      «Questo di ferro braccialetto e un morso
      «Alla garrula lingua. Al cuor d'Italia
      «Il tarlo io pascio da tant'anni, e lei
      «Prostituita ancella alle mie voglie!
      Chi se 'l soffre se 'l merta.(135) Ove più il santoPudor non tinge le verginee gote
      E virtude si chiama il servir sempreNostri od estranei donni; ove chi ferve
      Pe' suoi lari servir e la sua vitaGetta alle mischie del conflitto, intento
      A vincere o morir solo per lei,
      Che vita dielli, è perseguito a morteDalla malnata ermafrodita setta,
      Come parlar di Libertade? In tempioContaminato ella non siede, e fiera
      Mal costume non soffre. Il masnadieroStranier non pesta dell'Elvezia i santi
      Campi incontaminati, e Morat sorgeCol suo di teschi monumento(136) e attesta
      Come s'accolga un Sir liberticida!
      Compíto è il patto. A Villafranca il Sire
      Detta ad amici ed a nemici legge.
      «Chi mormorar osa, codardi? Il sangue
      «De' miei, s'è sparso, generosi e fia
      «Per voï soli?» Oh! millantate pureI venticinque milïoni e poche
      Miglïaia alle pugne. Il ventre dunquePiù dell'onore vi sta a cuor. Posate
      Sul letamaio degli schiavi!... I prodiSanno acquistarsi libertade e premer
      Sotto la suola del calzar i vili!
      Oh via! passate come polve al ventoGenerazion d'eunuchi! e voi che imberbi
      Testimoniaste le vergogne e colpeDi noi adulti o decrepiti, un ferro
      Vostro affilate per redimer questaPur bella schiava, e quando libertade


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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna
1911 pagine 105

   





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