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      Torna alla vanga, rompicol! La metaRaggiungeran gli eletti, e mal ti garba
      Quell'assisa fregiata. In rossa vesteTi riconosco; il simulacro è questo
      Vero di libertade, ed infedeleTu non sarai giammai. Il popol t'ama,
      Benché t'ha derelitto, e forse un giornoNon più travolto da perversi, il tuo
      Eseguirà consiglio e gli scettratiTardi vedran, che il lor colosso è polve!
     
     
      AUTOGRAFO RIPRODOTTO FOTOGRAFICAMENTEDAL «POEMA»
      (CANTO XVII. LA TOMBA)
      CANTO XVIII
      1860 - MAGGIO
     
      Salve, o terra dei Vespri! il tuo destino
      È d'esser grande! E se l'abbietta schiattaDe' predoni del Mondo al tuo sentiero
      Di grandezza ti tolse, e lo stupendoGenio del popol tuo travolse e tenne
      Nel letamaio de' suoi vizi, il maschioResta tirannicida tuo coraggio
      A capovolger in frantumi e troniE di birri masnade. Ovunque gema
      Lo schiavo sventurato e tenti scuoterL'irrugginite sue catene, il grande
      Franco scempio rammenta, e la sicanaStoria gli addita la tremenda via
      Che a Libertà conduce, e come il forteSi sbarazza in un dì de' suoi tiranni.
      Salve, o falange di gagliardi! o Mille
      Guerrieri venturosi ! Invan l'invidiaDella canaglia vi dilania. Il Mondo
      Tutto ha plaudito alla grand'opra; i fastiNe rimarranno imperituri, e Italia
      Per voi raccolse le disperse membra,
      Infranse i ferri, le barriere, i scettriE si sovvenne che fu un dì Regina.
      Frementi al grido dei Siculi, i prodiMovon da Quarto, e a Talamon raccolte
      Le non complete vettovaglie, il lidoToccan del Lilibeo, burlando il fiero
      Sbuffar delle tonanti accavalcateDel dispotismo squadre. È la tenzone


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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna
1911 pagine 105

   





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