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      Contaminati menomar la storia.
      Genti Partenopee! Con soli voi,
      Pure fugammo il Rege e i cento milaServi a lui fidi. In quel solenne giorno
      Vi destaste volenti, e di pauraImpallidiro i donni, i tracotanti
      Che poco pria avrian sdegnato un sguardoGettar sulle miserie, ove travolti
      V'han da tant'anni. Impauriti or vannoDimessi, curvi e mendicanti, un canto
      Cercar d'asilo allo stranier o al preteChe per sventura dell'Italia il cuore
      Ancora preme all'infelice. O fortiValenti figli della plebe, il truce
      Dominator cacciaste e non macchiateFuron di sangue cittadin le vie,
      Né dell'estraneo voi cingeste il ferroPer libertade conquistar. Sovvienvi
      Come tranquille, e mansuete, e umíliFur del tiranno le gagliarde schiere
      All'imponente de' redenti aspetto?
      Sette Settembre! Allorché le ventureGenerazion ricorderanti in questa
      Terra d'ignavia e di grandezza, il voltoSolleveranno dalla polve al ceffo
      De' tiranni, se schiave, e le memorieSusciteranno del gran dì alla pugna
      Sacro di libertà, sino le donne.
      O le donne di lor con alta frontePasseggeran pavoneggiando, ai figli
      Racconteranno con orgoglio il piglioTirannicida dei grand'avi, e come
      È poderoso un popolo che vuole!
      Salve! o vetuste del Tifate, altere,
      Famose cime(150)! Allorché di Cartago
      Albergaste l'eroe, l'aura gagliardaChe lambe quelle falde all'africano
      Guerrier la lena rinfrancava, e forseDi Fabio invan la risoluta astuzia
      E di Marcello la bravura, il forteAvrian stancato e combattuto. E Scipio
      Forse lo Ionio non avria varcato,
      E di Zama sui campi insanguinati


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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna
1911 pagine 105

   





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