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      Quando furono giunti alle porte dell'albergo e che l'albergatore ebbe indicato al nuovo venuto l'appartamento destinatogli; i facchini, sebbene avessero avuto circa tre volte più di ciò che spettava loro, si dettero a sfrenate gesticolazioni ed a certe frasi in cui le formule supplichevoli si mescolavano comicissimamente alle minacce: essi parlavano tutti in una volta con una volubilità spaventosa, chiedendo di più, giurando per tutti i santi che la loro fatica non era stata ricompensata.
      Paddy, rimasto solo per tener testa (poichè il padrone senza inquietarsi del chiasso aveva già salito lo scalone) somigliava ad uno scimiotto circondato da una muta di cani: egli tentò, per calmare quella tempesta, l'esordio d'un discorsetto nella sua lingua materna, vale a dire in inglese; ma il discorsetto non ebbe alcun successo.
      Allora, chiudendo i pugni e portando le braccia all'altezza del petto, egli prese una posa di boxe correttissima, con grande ilarità dei facchini, e d'un sol colpo degno d'Adams o di Tom Cribbs, diretto allo stomaco, egli mandò il gigante della banda a rotolare a zampe per aria sulle lastre di lava del pavimento.
      Ciò mise in fuga la truppa; il colosso si rialzò pesantemente, tutto ammaccato per la caduta, e senza cercare di vendicarsi di Paddy, se n'andò strusciandosi fortemente l'impronta bluastra che cominciava a irraggiargli la pelle, persuaso che ci dovesse essere un demonio sotto la giacchetta di quel macacco, buono al più, a fare della equitazione sul dorso d'un cane e che avrebbe potuto esser disfatto con un soffio.


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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





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