Pagina (18/113)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Miss Alicia Ward apparteneva a quella varietà d'Inglesi brune che realizzano un ideale le cui condizioni sembrano far a cozzi l'una coll'altra: vale a dire, una pelle d'uno splendore talmente grande da render giallo il latte, la neve, il giglio, l'alabastro, la cera vergine e tutto ciò che serve ai poeti per fare dei paragoni candidi; labbra di ciliegia e capelli tanto neri quanto la notte e l'ali del corvo.
      L'effetto di questi contrasti è irresistibile e produce una beltà a parte di cui non si saprebbe trovar l'eguale altrimenti.
      Forse le Circasse allevate da bambine nel serraglio, offrono questa carnagione miracolosa; ma non bisogna a tal proposito, fidarsi dell'esagerazione della poesia orientale e alle pitture del Lewis rappresentanti gli harem del Cairo.
      L'ovale allungato del suo capo, il suo colorito incomparabilmente puro, il suo naso fine, trasparente, i suoi occhi d'un azzurro cupo, velati di lunghi cigli che palpitavano sulle sue gote rosate, come vere farfalle, allorchè ella abbassava le palpebre; le labbra colorite d'una porpora scintillante; i capelli cadenti in riccioli brillanti come nastri di seta di qua e di là delle gote e del suo collo di cigno, testimoniavano in favore di quelle romantiche figure di donna di Maclisa che, all'Esposizione universale, sembravano graziose imposture.
      Alicia portava un vestito di granato dagli svolazzi ornati di nastri rossi che s'accordavano maravigliosamente colle trecce di corallo a piccoli grani componenti la sua pettinatura, il suo vezzo e i braccialetti; cinque stellette sospese a una perla di corallo sfaccettato tremolavano ai lobi delle sue piccole orecchie delicatissime.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





Alicia Ward Inglesi Circasse Lewis Cairo Maclisa Esposizione