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      Al largo, le barche di pescatori, con alla prora un fanale di ferro pieno di stoppe infiammate, picchiettavano il mare di stelle rosse e si trascinavano dietro dei solchi scarlatti; il pennacchio del Vesuvio, bianco di giorno, si era cambiato in colonna luminosa e gettava il suo riflesso sul golfo.
      In tal momento la baja presentava per degli occhi settentrionali quell'aspetto inverosimile che le danno le pitture italiane inquadrate di nero, così sparse qualche tempo fa e più fedeli che non si possa credere nella loro cruda esagerazione.
      Qualche lazzarone nottambulo vagava ancora sulla riva, commosso, senza saperlo, di questo spettacolo magico e figgeva i grandi occhi neri nella distesa azzurreggiante.
      Qualcuno, seduto sul bordo d'una barca arrovesciata, cantava l'aria della Lucia o una romanza popolare allora in voga: «Ti voglio bene assai....» con una voce che gli avrebbero invidiata molti di quei tenori che son pagati centomila franchi.
      Napoli si addormenta tardi come tutte le città meridionali: tuttavia le finestre si spegnevano a poco per volta e i soli banchi di lotto colle loro ghirlande di carte, colorate, erano ancora aperti, pronti a ricevere il danaro dei giuocatori capricciosi, presi, al rientrare, dal desiderio di porre qualche soldo sopra un numero sognato.
      Paolo si mise a letto, tirò il zanzariere e non tardò a pigliar sonno.
      Come accade spessissimo ai viaggiatori dopo una traversata, il suo letto, sebbene immobile, gli pareva barcollasse e oscillasse, come se l'albergo Roma foste stato il Leopoldo.


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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





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