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      Altavilla restò ancora qualche minuto e poichè Alicia, dolente per la partenza di Paolo, non divideva il piano del commodoro, prese ancor egli congedo.
      Due ore dopo, miss Alicia riceveva un'immensa quantità di vasi di fiori dei più rari e (ciò che la sorprese di più) un mostruoso pajo di corni di buoi siciliani, trasparenti come il diaspro, puliti come l'agata, lunghi a dir poco tre piedi e terminati da minaccianti punte nere.
      Un magnifico piede di bronzo dorato permetteva di posar queste corna, colle punte in aria, sopra il caminetto o sopra una mensola qualunque.
      Vincenza, che aveva ajutato i facchini a metter giù fiori e corni, parve capire il significato di questo dono bizzarro.
      Ella collocò ben in evidenza, sulla tavola di pietra, quei rami superbi che si sarebbero potuto creder strappati dalla fronte del toro divino che portava Europa e disse:
      - Alla fine! Eccoci ora in buono stato di difesa!
      - Che volete dire, Vincenza? chiese miss Alicia
      - Nulla!... soltanto che il signor francese ha degli occhi molto singolari.
      V
     
      L'ora dei pranzi era passata da un pezzo e i fuochi di carbone che durante il giorno cambiano in cratere del Vesuvio la cucina dell'albergo Roma, morivano lentamente nelle bracie, sotto gli spegnitoi di latta: le casseruole avevano ripreso il loro posto ai chiodi rispettivi e brillavano in fila come gli scudi sul bordo d'una trireme antica; una lampada di rame giallo, simile a quelle che si trovano negli scavi di Pompei, sospesa alla trave più grossa del soffitto per mezzo d'una tripla catenella, rischiarava coi suoi tre stoppini naviganti nell'olio il centro della vasta cucina, gli angoli della quale restavano immersi nell'ombra.


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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





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