Pagina (58/113)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Paolo ebbe paura di sè stesso: gli pareva che gli effluvii dei suoi occhi, rimandati dallo specchio, gli ritornassero in frecce avvelenate; immaginate Medusa che osserva la propria testa orribilmente bella nel giallo riflesso d'uno scudo di rame.
      Ci si obietterà esser difficile il credere che un giovane di mondo, imbevuto della scienza moderna, vissuto in mezzo allo scetticismo della civiltà moderna, abbia potuto prender sul serio un pregiudizio popolare ed immaginarsi d'esser dotato fatalmente d'un potere malfattore misterioso.
      Ma noi risponderemmo che c'è un irresistibile magnetismo nel pensiero generale, che vi penetra vostro malgrado, e contro il quale un'unica volontà non lotta quasi mai efficacemente: c'è chi arriva a Napoli ridendosi della jettatura e finisce poi per armarsi di tutte le precauzioni cornute e per fuggire ogni individuo dall'occhio sospetto. Paolo d'Aspromonte si trovava in un caso anche più grave; aveva lui stesso il fascino; ed ognuno lo sfuggiva, o in sua presenza faceva quei segni preservativi raccomandati dal Valetta.
      Per quanto il suo criterio si rivoltasse contro un simile apprezzamento, egli non poteva negare di riconoscere ch'egli possedeva tutti gli indizi denunziatori della jettatura.
      Lo spirito umano, anche il più illuminato, ha sempre in se un cantuccio bujo dove s'accoccolano le schifose chimere della credulità, ove s'annidano i pipistrelli della superstizione. La stessa vita comune è così piena di problemi insolubili, che 1'impossibile vi diventa probabile Vi si può credere tutto o tutto negare: da un certo punto di vista, il sogno sussiste tanto quanto la realtà.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





Medusa Napoli Aspromonte Valetta