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      - Che vi piglia, Scazziga? farete succedere qualche malanno! gridò d'Aspromonte.
      Il vetturino si rivoltò per rispondere e lo sguardo irritato di Paolo lo colpì in pieno volto. Una pietra che egli non aveva visto, sollevò una ruota davanti ed egli cadde di cassetta per la violenza dell'urto, ma senza farsi alcun male. Agile come una scimmia, egli rimontò d'un salto al suo posto, con un segno in fronte grosso come un ovo di gallina.
      - Al diavolo se io mi rivolterò più, quando parlerai; borbottò egli fra i denti. Timberio, Falsacappa e Gelsomina avevano ragione; è un jettatore! Domani, comprerò un pajo di corna. Se non fan bene, non fan neanche male.
      L'incidente urtò Paolo: lo riportava nel cerchio magico dal quale egli voleva uscire: una pietra si trova ad ogni momento sotto le ruote d'una carrozza, niente di più semplice e di più volgare d'un cocchiere malesperto che si lascia cadere di cassetta: E tuttavia l'effetto aveva seguito così da vicino la causa; la caduta di Scazziga coincideva così perfettamente collo sguardo lanciatogli da lui, che le sue apprensioni gli tornarono.
      - Ho voglia, disse fra sè, di lasciar domani questo paese stravagante dove io sento il cervello sballottarmisi nel cranio come una noce secca nel suo guscio. Ma se io confidassi le mie angustie a miss Ward, ella ne riderebbe; e il clima di Napoli è così favorevole alla sua salute! La sua salute! ma ella stava bene prima di conoscermi! Giammai questo nido di cigni cullato dalle onde, che si chiama l'Inghilterra, giammai aveva prodotto una creatura più bianca e più rosea!


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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





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