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      Alicia era prima e rideva nel veder Paolo intralciato dietro lei fra le braccia degli allori ch'essa disgregava.
      Aveva essa fatti appena un venti passi, che la mano verde d'un ramo, quasi per fare una ruberia vegetale, afferrò e ritenne il suo cappello di paglia innalzandolo così in alto che Paolo non potè riprenderlo.
      Fortunatamente, il fogliame era fitto e il sole gettava a stento qualche piastrella d'oro sulla sabbia attraverso i rami.
      - Ecco il mio posticino favorito, disse Alicia. additando a Paolo un frammento di roccia, pittorescamente tagliato e coperto da un mucchio di aranci, di cedri, di lentischi e di mirti.
      Ella sedette in un'anfrattuosità tagliata a guisa di sedile e fece segno a Paolo d'inginocchiarseli davanti, sullo spesso musco che tappezzava il piede della roccia.
      - Mettete le vostre mani nelle mie e guardatemi in volto. Fra un mese io sarò vostra moglie. Perchè i vostri occhi evitano i miei?
      Infatti, Paolo, tornato ai suoi sogni di jettatura, allontanava lo sguardo da lei.
      - Temete voi forse di leggervi un pensiero diverso o colpevole? Voi sapete che l'anima mia è vostra dal giorno che portaste a mio zio la lettera di raccomandazione nel parlatorio di Richmond. Io sono della razza di quelle inglesi tenere, romantiche e fiere, che prendono in un secondo un amore che dura per tutta quanta la vita - più della vita forse, - e chi sa amare sa morire. Fissate i vostri sguardi nei miei, io lo voglio; non tentate di sfuggire, non volgeteli altrove, o io crederò che un gentiluomo che non deve temer che Dio si lasci atterrire da vili superstizioni.


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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





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