Pagina (77/113)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Oh, non m'aspettava questo da voi!
      - Mia cara Alicia, rispose il commodoro, io sono forse tutto ciò che avete detto, quando non si tratta che di me; ma allorchè un pericolo, ancorchè immaginario, vi minaccia, io divento più superstizioso d'un contadino degli Abruzzi, d'un lazzarone del Molo, d'un ostricajo di Chiaja, d'una serva della Terra di Lavoro e anche d'un conte napoletano. Paolo potrà pur fissarmi coi suoi occhi da jettatore, io resterò calmo quanto davanti alla punta d'una spada o alla canna d'una pistola. Il fascino non passerà sulla mia vecchia pelle arrossita da tutti i soli dell'universo. Io non sono credulo che per voi, cara nipote, e confesso che sento un sudor freddo bagnarmi le tempie allorchè lo sguardo di questo disgraziato giovane si posa su voi. Egli non ha delle cattive intenzioni, lo so; egli vi ama più della propria vita; ma mi pare che, sotto tale influenza, i vostri lineamenti si alterino, i vostri colori dispajano e che vi sforziate di dissimulare una sofferenza acuta; e allora mi prendono delle voglie furiose di cavargli gli occhi, al vostro signor Paolo d'Aspromonte, colla punta delle corna dateci da d'Altavilla.
      - Povero caro zio, disse Alicia intenerita dalla calorosa esplosione del commodoro: le nostre esistenze sono nelle mani di Dio: non muore un principe nel suo letto di porpora, nè un passero nel suo nido, prima che Dio non n'abbia segnata l'ora sua: il fascino non c'entra ed è un empietà il credere che uno sguardo più o meno obliquo possa avere un'influenza.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





Alicia Abruzzi Molo Chiaja Terra Lavoro Paolo Aspromonte Altavilla Alicia Dio Dio