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      - Certo; ma io credeva che voi avreste forse cambiato di parere: non ci si batte mai in quel modo.
      - La mia posizione mi dà troppi vantaggi su voi, rispose Paolo, ed io non voglio abusarne. Ecco gli stili che ho portato; esaminateli; sono perfettamente uguali; ed ecco dei fazzoletti per bendarci gli occhi. Vedete; essi sono spessi ed il mio sguardo non potrà trapassarli.
      E poichè il conte faceva un segno di assentimento, Paolo continuò:
      - Non abbiamo testimoni; e uno di noi non deve uscir vivo di qua. Scriviamo ognuno di noi due righe che attestino la lealtà del duello; il vincitore lo porrà sul petto del morto.
      - Buona precauzione, rispose il conte con un sorriso.
      E tutti e due scrissero.
      Ciò fatto, i due avversari si spogliarono, si bendarono gli occhi, s'armarono dei loro stili ed afferrarono ognuno una estremità del fazzoletto; linea d'unione terribile fra i loro odii.
      - Siete pronto? disse Paolo.
      - Sì; rispose il Napoletano calmissimo.
      Altavilla era d'un provato coraggio; egli al mondo non aveva paura che della jettatura e questo duello cieco che avrebbe fatto fremere di spavento qualunque altro, non gli cagionava il menomo turbamento: egli giocava così la sua vita a testa e corona, ma non aveva il dispiacere di veder dardeggiare su lui lo sguardo giallo del suo avversario.
      I due avversarii afferrarono i loro coltelli, ed il fazzoletto che gli legava framezzo a quelle fitte tenebre, si tese fortemente. Con un movimento istintivo, Paolo e il conte s'erano gettati col corpo addietro; unica parata possibile in questo strano duello; le loro braccia ricaddero senz'aver colpito null'altro che il vuoto.


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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





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