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      Questa lotta oscura, in cui ciascuno presentiva la morte senza vederla venire, aveva un carattere orribile. Cupi e silenziosi, i due avversarii indietreggiavano, giravano, saltavano, si urtavano qualchevolta mancando o sorpassando lo scopo; non s'udiva che lo strisciar dei loro piedi ed il respiro affannoso dei loro petti.
      Una volta Altavilla sentì la punta dello stile incontrar qualche cosa: egli si fermò credendo aver ucciso il suo rivale ed aspettò la caduta del corpo: - aveva toccato la muraglia!
      - Perdio! credeva avervi passato da parte a parte, diss'egli rimettendosi in guardia.
      - Non parlate, disse Paolo, la vostra voce mi guida.
      E il duello ricominciò.
      D'un colpo i due avversari si sentirono staccati. Paolo, collo stile, aveva tagliato il fazzoletto.
      - Perdio, gridò il Napolitano; non ci teniamo più; il fazzoletto è rotto.
      - Che importa? seguitiamo, disse Paolo.
      Un cupo silenzio regnò.
      Da nemici leali, nè il conte, nè Paolo vollero approfittare delle indicazioni date dal loro scambio di parole. Fecero qualche passo per sviarsi e si rimisero a cercarsi nell'ombra.
      Il piede di Paolo mosse una piccola pietra, questo leggero rumore indicò al Napoletano, che agitava a caso il suo coltello, da che parte dovesse muoversi. Raccogliendosi sui garretti per aver più slancio, Altavilla d'un salto di tigre si slanciò.... ed incontrò lo stile di Paolo.
      Paolo toccò la punta della sua arma e la senti bagnata; dei passi incerti risuonarono cupamente sulle lastre; un sospiro oppresso si fece sentire e un corpo cadde a terra di colpo.


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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





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