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      Nove secoli di guerra avevano a poco a poco introdotto nel servizio militare molte alterazioni e molti miglioramenti. Le legioni, secondo la descrizione che ne dà Polibio(57), al tempo delle guerre Puniche, differivano molto sostanzialmente da quelle che riportarono le vittorie di Cesare, o difesero la monarchia sotto Adriano e gli Antonini. Lo stato della Legione Imperiale si può descrivere in poche parole(58). L'infanteria grave, che componeva la sua forza principale(59), era divisa in dieci coorti, e cinquantacinque compagnie, sotto gli ordini di un numero corrispondente di Tribuni e di Centurioni. La prima coorte, che sempre pretendeva il posto di onore, e la custodia dell'Aquila, era composta di 1105 soldati, i più esperimentati per valore e per fedeltà. Le altre nove coorti erano ciascuna di 555 e l'intero corpo dell'infanteria legionaria ascendeva a 6100 uomini.
      Le loro armi erano uniformi, e maravigliosamente adattate alla natura del loro servizio; un elmo aperto con un alto cimiero, un pettorale, o un giacco di maglia, le gambiere, e un ampio scudo dal braccio sinistro. Lo scudo era di figura bislunga e concava, quattro piedi lungo, e largo due e mezzo, fatto di un legno leggiero, coperto di pelle di toro, e fortemente difeso con piastre di rame. Oltre una lancia più leggiera, il soldato legionario teneva nella diritta il formidabile Pilo, dardo pesante, la cui maggior lunghezza era di sei piedi, e che era terminato da una massiccia punta triangolare di acciaio, lunga diciotto pollici(60). Questo istrumento era per vero dire molto inferiore alle moderne armi da fuoco; giacchè terminava in una sola scarica, alla distanza soltanto di dieci o dodici passi.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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