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      Il diritto del Lazio, come veniva chiamato, conferiva alle città, alle quali era stato accordato, un più particolare favore. I Magistrati solamente, allo spirar dei loro uffizj, assumevan la qualità di cittadini romani; ma siccome questi uffizj erano annuali, in pochi anni circolavano per le principali famiglie(143). Quelli tra i provinciali a' quali era permesso di portar le armi nelle legioni(144); quelli che esercitavano qualche impiego civile; tutti quelli, in una parola, che servivano il pubblico, o mostravano qualche personale talento, erano premiati con una ricompensa, il cui valsente andò continuamente diminuendo con l'accrescersi della liberalità degl'Imperatori. Per altro, anche nel secolo degli Antonini, quando la cittadinanza era stata largita alla maggior parte dei sudditi, era questa sempre accompagnata da vantaggi assai solidi. La massa del popolo acquistava con tal titolo il benefizio delle leggi romane, particolarmente negli interessanti articoli di matrimonio, di testamenti e di eredità; e la strada della fortuna rimaneva aperta a coloro, le cui pretensioni erano secondate dal favore o dal merito. I nipoti dei Galli, che aveano assediato Giulio Cesare in Alesia, comandavano le legioni, governavano le province, ed erano ammessi nel Senato di Roma(145). La loro ambizione, in cambio di disturbare la tranquillità dello Stato, era intimamente connessa con la sua salvezza e grandezza.
      I Romani eran così persuasi dell'influenza della lingua su i costumi nazionali, che la più seria lor cura fu di estendere col progresso delle loro armi l'uso della lingua latina(146). Gli antichi dialetti dell'Italia, il Sabino, l'Etrusco ed il Veneto caddero in obblio; ma nelle province l'Oriente fu men docile dell'Occidente alla voce dei suoi vittoriosi maestri.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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