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      Era dover del Proconsole di supplire a ciò che loro mancava, di regolare il lor gusto, e talvolta di moderare la loro emulazione(175). I ricchi Senatori di Roma e le province consideravano come un onore, e quasi come un obbligo l'accrescere lo splendore del loro secolo e della lor patria; e l'influenza della moda bene spesso suppliva alla mancanza del buon gusto o della generosità. Tra la folla di questi privati benefattori, merita di esser distinto Erode Attico, cittadino ateniese, il quale vivea nel secolo degli Antonini; e qualunque fosse il motivo che lo faceva operare, la sua magnificenza sarebbe stata degna dei Re più grandi.
      La famiglia di Erode, almeno dopo che si trovò favorita dalla fortuna, fu fatta discendere per linea retta da Cimone e Milziade, da Teseo e Cecrope, da Eaco e Giove. Ma la posterità di tanti Numi e di tanti eroi era caduta nello stato il più abbietto. L'avo di Erode era stato nelle mani della giustizia, e Giulio Attico, suo padre, avrebbe finiti i suoi giorni nella povertà e nel disprezzo, se scoperto non avesse un immenso tesoro, sepolto sotto un vecchio casamento, ultimo avanzo del suo patrimonio. Secondo il rigor della legge, l'Imperatore avrebbe potuto far valere le sue pretensioni, ed Attico prudentemente prevenne lo zelo dei delatori con una libera confessione. Ma il giustissimo Nerva, che allora occupava il trono, non volle accettarne alcuna porzione; e gli comandò di servirsi senza timore del dono della fortuna. L'accorto Ateniese sempre insisteva dicendo, che il tesoro era troppo considerabile per un suddito, e ch'egli non sapeva come bene usarne.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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