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      Essi ricevevano le leggi ed i governatori dalla volontą del Sovrano, ed affidavano la loro difesa ad un esercito mercenario. La posteritą dei loro pił valorosi generali si contentava del grado di cittadini e di sudditi. Gli spiriti pił ambiziosi correvano alla Corte o alle insegne degl'Imperatori; e le province abbandonate, prive della forza o dell'unione politica, caddero insensibilmente nella languida indifferenza della vita privata.
      L'amor delle lettere, quasi inseparabile dalla pace e dal raffinamento, era di moda tra i sudditi di Adriano e degli Antonini, i quali erano essi stessi e dotti e curiosi. Questo amore si sparse per tutta l'estensione del loro Impero; le pił settentrionali tribł della Britannia avevano acquistato l'amore della rettorica: sulle rive del Reno e del Danubio si copiavano e si leggevano Omero e Virgilio, ed ogni pił debol lampo di merito letterario veniva magnificamente ricompensato(219). La medicina e l'astronomia si coltivavano con qualche reputazione; ma eccettuato l'inimitabil Luciano, quel secolo d'indolenza non produsse un solo scrittore d'ingegno originale che meritasse l'attenzione della posteritą. Regnava ancor nelle scuole l'autoritą di Platone, d'Aristotile, di Zenone e di Epicuro; ed i loro sistemi, trasmessi con cieca deferenza da una generazione di scolari all'altra, impediva ogni sforzo generoso, che avesse potuto correggere gli errori dell'umano intendimento, o estenderne i confini. Le bellezze dei poeti e degli oratori, invece di accendere nei lettori un egual fuoco, inspiravano solamente fredde e servili imitazioni; o se alcuno si avventura ad allontanarsi da quei modelli, si allontanava nel tempo stesso dal buon senso o dalla ragione.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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