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      Esagerarono le fatiche e i pericoli di una campagna nelle selvagge contrade di là dal Danubio; ed accertarono l'indolente Principe, che il terror del suo nome e le armi dei suoi Generali sarebber bastanti od a terminar la conquista di quei Barbari scoraggiati, o ad impor loro condizioni forse più vantaggiose della conquista medesima. Destramente lusingandone la sensualità, essi paragonavano continuamente la tranquillità, la magnificenza ed i raffinati piaceri di Roma co' tumulti di un campo della Pannonia, in cui il lusso non trovava(290) agj, nè materiali per essi. Porse Commodo orecchio a sì grati consigli. Mentre stava sospeso tra la propria inclinazione, e il rispetto che ancor serbava per li consiglieri del padre, passò insensibilmente l'estate, e differì all'autunno il suo ingresso trionfale in Roma. Le sue grazie naturali, le sue popolari maniere(291), e le supposte virtù gli conciliarono il pubblico amore. La pace onorevole, che aveva accordata a quei Barbari, inspirava una gioia universale(292); si attribuiva al suo amor per la patria l'impazienza di riveder Roma; e si perdonava facilmente ad un Principe di diciannov'anni lo sfrenato corso dei suoi divertimenti.
      Pei tre primi anni del suo regno il sistema, ed anche lo spirito del passato governo fu conservato da quei fidi consiglieri, ai quali Marco Aurelio aveva raccomandato il suo figlio, e per la prudenza ed integrità dei quali Commodo conservava ancora un forzato rispetto. Egli con i suoi malvagi compagni si dava alle dissolutezze con tutta la sfrenatezza del sovrano potere; ma le sue mani non erano ancor lorde di sangue, ed aveva anzi mostrata una generosità di sentimenti, che poteva forse cambiarsi in soda virtù(293): un infausto accidente determinò il suo incerto carattere.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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