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      Cleandro, successor di Perenne, era nato in Frigia, e di una nazione, il cui carattere ostinato, ma servile, non si piegava che a trattamenti i più duri(300). Mandato a Roma, come schiavo, servì nel palazzo imperiale, si rendè necessario alle passioni del suo signore, e montò rapidamente al grado più eccelso, di cui un suddito potesse godere. Il suo ascendente sopra l'animo di Commodo fu ancora più grande di quello del suo predecessore: di fatto, Cleandro non avea nè abilità nè virtù, che potessero destar nel seno dell'Imperatore l'invidia o la diffidenza.
      L'avarizia era la sua passion dominante, ed il primo mobile della sua condotta. Si mettevan pubblicamente all'incanto le dignità di Console, di Patrizio, e di Senatore; e veniva posto nel numero dei malcontenti chi ricusava di sacrificare una gran parte delle proprie sostanze(301) per ottenere quelle cariche vane e disonorate. Nei ricchi impieghi delle province, il Ministro divideva con i governatori le spoglie dei popoli. L'amministrazione della giustizia era venale ed arbitraria: ed un ricco colpevole poteva non solo ottenere la rivocazione della sua giusta condanna, ma far soffrire ancora qual castigo volesse all'accusatore, ai testimonj ed al giudice.
      Nello spazio di tre anni, con questi mezzi, Cleandro accumulò tesori maggiori di quelli che mai avesse posseduti alcun altro liberto(302). Commodo era contentissimo dei magnifici doni che l'accorto cortigiano sapeva a proposito portare a' di lui piedi. Per addolcire l'odio pubblico, Cleandro fece sotto nome dell'Imperatore costruire bagni, portici e piazze destinate agli esercizj del popolo(303). Si lusingava che i Romani abbagliati e distolti da quest'apparente liberalità, sarebber meno sensibili alle scene sanguinose, che loro esibiva ogni giorno; sperava che si scorderebbero la morte di Birro, Senatore di un merito illustre e genero dell'ultimo Imperatore, e che gli perdonerebbero il supplizio di Ario Antonino, ultimo rappresentante del nome e della virtù degli Antonini.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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