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      La perfida voce dell'adulazione gli rammentava che con simili imprese, con l'uccisione del leone Nemeo e del cignal d'Erimanto, l'Ercole dei Greci avea meritato un posto tra gli Dei ed una immortal memoria tra gli uomini. Si scordavano solamente di fargli osservare, che ne' primi tempi delle società, quando i più fieri animali contrastano spesso all'uomo il possesso di un inculto paese, una guerra terminata felicemente contro questi nemici è la più innocente è la più utile impresa dell'eroismo. Quando il romano Impero fu ridotto a civiltà, da gran tempo s'erano già le fiere allontanate dall'aspetto degli uomini, e dai contorni delle popolate città. Il sorprenderle nei loro solitarj covili, e trasportarle a Roma, acciocchè fossero uccise solennemente dalla mano d'un Imperatore, era impresa ugualmente ridicola pel Sovrano(310), che gravosa pel popolo. Ignaro Commodo di tai differenze, abbracciò avidamente la gloriosa rassomiglianza, e prese da se stesso, come leggiamo ancora nelle medaglie, il nome d'Ercole Romano(311). Si videro accanto al trono la clava e la pelle del leone tra l'altre insegne della sovranità; e si alzarono statue, nelle quali Commodo era rappresentato nel carattere, e cogli attributi di quel Nume, il valore e la destrezza del quale egli si sforzava d'imitare nel giornaliero corso de' suoi feroci trattenimenti(312).
      Trasportato da queste lodi, che a poco a poco estinguevano il sentimento innato della vergogna, risolvè di fare dinanzi al popolo quegli esercizj, che fin allora aveva per proprio decoro eseguiti dentro le mura del suo palazzo, e alla presenza di pochi suoi Favoriti.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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