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      Nulla arrestò il suo rapido corso; ed avendo passato, senza ostacolo, le foci degli Appennini, trasse nel suo partito lo truppe e gli ambasciatori spediti per ritardare i suoi progressi, e fece una breve fermata a Interamna, quasi settanta miglia lungi da Roma. Era già sicura la sua vittoria; ma la disperazione dei Pretoriani avrebbe potuta renderla sanguinosa; e Severo aveva la lodevolissima ambizione di voler salire sul trono senza sguainare la spada(373). I suoi emissarj, dispersi nella Capitale, assicurarono le guardie, che se abbandonassero il loro indegno Principe, e gli autori della morte di Pertinace alla giustizia del conquistatore, egli non più riguarderebbe l'intero corpo come reo di quel funesto accidente. Gl'infidi Pretoriani, la resistenza dei quali era solamente sostenuta da una fiera ostinazione, accettarono con piacere sì vantaggiose condizioni, arrestarono la maggior parte degli assassini, e dichiararono al Senato ch'essi più non volevan difendere la causa di Giuliano. Quest'assemblea, convocata dal Console, riconobbe unanimamente Severo per legittimo Imperatore, decretò gli onori divini a Pertinace, e pronunziò la sentenza di degradazione e di morte contro lo sventurato successore del medesimo. Fu Giuliano condotto in un appartamento privato dei bagni del palazzo, e decapitato come un vil delinquente, dopo di essersi comprato con immensi tesori un regno angustioso e precario di soli sessantasei giorni(374).
      La celerità quasi incredibile di Severo, che in sì breve tempo condusse una numerosa armata dalle rive del Danubio su quelle del Tevere, prova l'abbondanza delle provvisioni, prodotta dall'agricoltura e dal commercio, la bontà delle strade, la disciplina delle legioni, e l'indolente carattere delle conquistate province(375).


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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