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      La superiore prerogativa della nascita, confermata dal tempo e dall'opinione popolare, è la più semplice e meno invidiata di tutte le distinzioni tra gli uomini. Un riconosciuto diritto estingue le speranze della fazione, e la coscienza della propria sicurezza disarma la crudeltà del Monarca. Noi dobbiamo al saldo stabilimento di questa idea la successione pacifica, e la mite amministrazione delle monarchie europee. Alla mancanza di questa medesima idea si debbono attribuire le frequenti guerre civili, colle quali un despota asiatico è obbligato di farsi strada al trono de' suoi antenati. Pure, anche in Oriente, la sfera della contesa è per lo più ristretta tra i Principi della famiglia regnante, ed appena il fortunato pretendente si è disfatto de' suoi fratelli col ferro e colla corda, non ha più gelosia de' sudditi inferiori. Ma l'Impero romano, quando l'autorità del Senato fu caduta in disprezzo, divenne un vasto teatro di confusione. Le famiglie reali, ed anche nobili delle province erano state gran tempo avanti condotte in trionfo dinanzi al carro dei superbi repubblicani. Le antiche famiglie romane si erano successivamente estinte sotto la tirannide dei Cesari, e fino a tanto che questi Principi furono vincolati dalla forma repubblicana, e sconcertati dalla replicata estinzione della loro posterità(526), fu impossibile, che alcuna idea di successione ereditaria potesse radicarsi nelle menti dei loro sudditi. Ciascuno ripetè dal proprio merito un diritto a quel trono, al quale niuno per nascita poteva aspirare.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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