Pagina (221/475)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Egli non soffriva appresso di se alcun uomo di nobile nascita, di belle doti, o perito negli affari civili; e la Corte di un Imperatore romano risvegliava l'idea di quegli antichi capi di schiavi e di gladiatori, la cui selvaggia potenza avea lasciata una profonda impressione di terrore e di detestazione(535).
      Finchè la crudeltà di Massimino fu ristretta agli illustri Senatori, o ai temerarj avventurieri, che nella Corte e nell'esercito si esponevano al capriccio della fortuna, il popolo in generale contemplò con indifferenza, e forse con piacere, i loro supplizj. Ma l'avarizia del tiranno, stimolata dall'insaziabile avidità dei soldati, invase finalmente i beni del Pubblico. Ogni città dell'Impero possedeva una rendita indipendente, destinata a provvedere il grano per la moltitudine, ed a supplire alle spese dei giuochi e dei divertimenti. Con un atto solo di autorità l'intera massa di queste ricchezze fu in una sola volta confiscata per uso del tesoro imperiale. I tempj furono spogliati delle più ricche offerte d'oro e di argento, e le statue degli Dei, degli Eroi, e degl'Imperatori furono liquefatte e convertite in moneta. Ordini così empj non si poterono eseguire senza tumulti e stragi, poichè in molti luoghi i popoli vollero piuttosto morire difendendo i loro altari, che vedere in mezzo alla pace le loro città esposte alla rapina, ed alla crudeltà della guerra. I soldati stessi, ai quali veniva distribuito quel sacrilego bottino, lo ricevevano con rossore; e benchè induriti negli atti della violenza, temevano i giusti rimproveri dei loro amici e parenti.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





Corte Imperatore Massimino Senatori Corte Pubblico Impero Eroi Imperatori