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      Il Prefetto Vitaliano avea segnalata la sua fedeltà per Massimino colla prontezza nell'eseguire, ed anche prevenire i crudeli ordini del tiranno. La sua morte sola poteva liberare l'autorità del Senato, e le vite dei Senatori dal pericolo e dall'incertezza. Prima che traspirassero le loro risoluzioni, fu data commissione a un Questore ed a varj Tribuni di uccidere quell'esecrato Prefetto. Eseguirono questi l'ordine con pari ardire e successo, e tenendo in mano i sanguinosi pugnali, corsero per le strade, annunziando altamente al popolo ed ai soldati la nuova della fortunata rivoluzione. L'entusiasmo della libertà fu secondato dalla promessa di un generoso donativo in terre e danari: furono abbattute le statue di Massimino: la Capitale dell'Impero riconobbe con trasporto l'autorità dei due Gordiani, e del Senato(548): ed il resto dell'Italia seguitò l'esempio di Roma.
      Un nuovo spirito erasi risvegliato in quell'adunanza, la cui lunga pazienza era stata insultata dallo sfrenato dispotismo, e dalla licenza militare. Il Senato prese le redini del Governo, e con ferma intrepidità si preparò a sostenere colle armi la causa della libertà. Tra i Senatori consolari, per merito e per i loro servizj, favoriti dall'Imperatore Alessandro, fu cosa facile lo sceglierne venti capaci di comandare un esercito e di regolare una guerra. Fu a questi affidata la difesa dell'Italia: fu ciascuno destinato ad agire nel suo rispettivo dipartimento, autorizzato ad arrolare e disciplinare la gioventù Italiana, ed istruito a fortificare i porti e le strade maestre contro l'imminente invasione di Massimino.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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