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      I pił nobili giovani non arrossivano di essere contati tra i fedeli compagni di qualche illustre Capo, al quale consacravano le loro armi ed i loro servigi. Regnava tra questi compagni una nobile emulazione di ottenere il primo posto nella stima del loro Capo, e tra i Capi, di acquistare il numero maggiore di valorosi compagni. L'ambizione e la forza dei Capi consisteva nell'essere sempre accompagnati da una truppa di scelti giovani, loro ornamento in pace, e loro difesa in guerra. La gloria di eroi cosģ illustri si diffondeva oltre gli angusti confini della loro propria tribł. Con regali e con ambasciate si ricercava la loro amicizia; e la fama delle loro armi assicurava sovente la vittoria a quel partito ch'essi abbracciavano. Nell'ora del pericolo era vergogna pel Capo l'essere superato in valore da' suoi compagni; e per questi era vergogna il non eguagliare il valore del loro Capo. Il sopravvivere alla caduta di lui nella battaglia, era una eterna infamia. Il pił sacro de' loro doveri stava nel proteggere la persona e adornare la gloria di lui con i trofei delle proprie geste. I Capi combattevano per la vittoria, i compagni pel Capo. I pił nobili guerrieri, quando il loro paese nativo era immerso nell'ozio della pace, mantenevano le numerose lor truppe in qualche remota scena d'azione, per esercitarne l'instancabil coraggio, ed acquistar fama in quei volontarj pericoli. Il feroce destriero, la sanguinosa ed invitta lancia, doni ben degni di un soldato, erano le ricompense, che i compagni esigevano dalla liberalitą del loro Capo.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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