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      Può un Censore conservare, ma non mai ristabilire i costumi di uno Stato. È impossibile che un tal Magistrato eserciti utilmente, o con efficacia almeno, la sua autorità, se non è sostenuto da un vivo sentimento di onore e di virtù negli animi del popolo, da un decente rispetto per la pubblica opinione, e da una serie di utili pregiudizj, i quali combattano in favore dei nazionali costumi. In un secolo, in cui sieno questi principj annullati, la giurisdizione del Censore deve o degenerare in una vana pompa, o convertirsi in un parziale istrumento di molesta oppressione(773). Era più facile vincere i Goti, che sradicare i pubblici vizj; e nella prima ancora di queste imprese, Decio perdè l'esercito e la vita.
      Erano i Goti allora circondati per tutto e inseguiti dall'armi romane. Il fiore delle loro truppe era perito nel lungo assedio di Filippopoli, e l'esausta regione non poteva più lungamente somministrare la sussistenza alla rimanente moltitudine di quei Barbari licenziosi. Ridotti a tale estremità, avrebbero i Goti di buon grado comprata, con la restituzione di tutto il loro bottino e dei prigionieri, la permissione di ritirarsi senza essere molestati. Ma l'Imperatore, stimando la vittoria sicura, e risoluto di spargere un salutare spavento tra i Popoli settentrionali col castigo di questi invasori, non volle ascoltare alcuna proposizione di accordo. I magnanimi Barbari preferirono la morte alla schiavitù. Una oscura città della Mesia, nominata Forum Terebronii(774), fu il teatro della battaglia.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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