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      Era l'armata gotica schierata in tre linee, e fosse per elezione o per caso, la fronte della terza era coperta da una palude. Sul principio dell'azione il figliuolo di Decio, giovine di bellissime speranze, e giā associato agli onori della porpora, fu da una freccia ucciso innanzi agli occhi dell'infelice padre, il quale richiamando tutta la sua virtų, disse alle truppe atterrite, che la perdita di un solo soldato era di piccola importanza per la Repubblica(775). Fu terribile il conflitto; combatteva la disperazione contro il cordoglio e la rabbia. Fuggė finalmente disordinata la prima linea dei Goti; e la seconda, avanzatasi per sostenerla, ebbe la stessa sorte. La terza solamente rimase intera, e preparata a disputare il tragitto della palude, che fu imprudentemente tentato dal presuntuoso nemico. "Qui si cangiō la fortuna di quella giornata, e tutto divenne ai Romani contrario: il suolo era profondamente fangoso, cedente sotto i piedi di quelli che stavan fermi, e sdrucciolevole per gli altri che s'avanzavano: grave era la loro armatura, profonde le acque, nč poteano essi maneggiare i pesanti lor dardi in quell'incomoda situazione. I Barbari, al contrario, erano avvezzi a combattere nel fango; alti erano di statura, ed avean lunghe lance per ferir da lontano"(776). In questa palude, dopo un inutil contrasto fu l'esercito romano irreparabilmente perduto; nč potč mai ritrovarsi il corpo dell'Imperatore(777). Tal fu il destino di Decio nell'anno cinquantesimo, Principe perfetto, attivo in guerra, ed affabile in pace(778), e che insieme col suo figliuolo ha meritato di essere paragonato, nella sua vita e nella sua morte, ai pių luminosi esemplari dell'antica virtų(779).


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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