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      Sbigottiti gli Alemanni dall'improvvisa comparsa di un esercito assai più numeroso del loro, si ritirarono nella Germania carichi di prede; e fu la ritirata loro dagl'imbelli Romani(819) considerata come una vittoria.
      Quando Gallieno ricevè la notizia ch'era la sua Capitale liberata dai Barbari, rimase molto men soddisfatto che intimorito del coraggio dei Senatori, giacchè poteva questo un giorno animarli a liberare la Repubblica dalla domestica tirannide, come da una straniera invasione. Fu la sua timida ingratitudine disvelata ai suoi sudditi in un editto, che proibiva ai Senatori l'esercizio d'ogni militare impiego, e sino l'accostarsi ai campi delle legioni. Ma erano mal fondati i suoi timori. I ricchi e delicati nobili, ricadendo nel loro naturale carattere, accettarono come un favore questa disonorante esenzione dal militare servizio; e finchè poterono godere i loro teatri, i bagni e le ville loro, rimisero con piacere nelle rozze mani dei contadini e dei soldati(820) le più pericolose cure dell'Impero.
      Un'altra invasione degli Alemanni, di più glorioso successo, vien riferita da uno Scrittore del basso Impero. Dicesi che trecentomila di quella bellicosa nazione furono vinti in una battaglia vicino a Milano da Gallieno in persona, alla testa di soli diecimila Romani(821). Possiam per altro con gran probabilità attribuire questa incredibil vittoria o alla credulità dello Storico, o ad alcune esagerate imprese di qualche Generale di Gallieno. Procurò quest'ultimo, con armi molto diverse, di assicurare l'Italia contro il furor dei Germani.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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