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      Muoia chiunque ha lasciata cadere una parola, ed ha formato un pensiero cattivo contro di me, contro di me, figlio di Valeriano, padre e fratello di tanti Principi(898). Ricordatevi che Ingenuo fu fatto Imperatore: lacerate, uccidete, mettete in pezzi. Io vi scrivo di propria mano, e vorrei ispirarvi i miei propri sentimenti"(899). Mentre le pubbliche forze dello Stato si dissipavano in private contese, le inermi province giacevano esposte ad ogni invasore. I più coraggiosi usurpatori furono sforzati dalla incertezza della lor situazione a concludere ignominiosi trattati col comune inimico, a comprare con gravosi tributi la neutralità o il soccorso dei Barbari, e ad introdurre ostili ed indipendenti nazioni nel centro della romana Monarchia(900).
      Tali furono i Barbari e tali i Tiranni, i quali, sotto i regni di Valeriano e di Gallieno, smembrarono le province e ridussero l'Impero all'ultimo grado di disonore e di rovina, dal quale impossibil parea che fosse mai per risorgere. Per quanto poteva la scarsezza de' materiali permettere, abbiamo tentato di esporre con ordine e chiarezza i generali avvenimenti di questo calamitoso periodo. Rimangono ancora alcuni fatti particolari; I. i disordini dalla Sicilia; II. i tumulti di Alessandria; III. la ribellione degli Isaurici, che può servire a mettere in maggior lume l'orrida pittura.
      I. Ogni qualvolta numerose truppe di banditi, moltiplicati per la fortuna e per l'impunità, pubblicamente sfidano, in vece di eluderla, la giustizia della lor patria, si può sicuramente inferire, che gli ordini più bassi della società sentono l'eccessiva debolezza del Governo, e ne abusano.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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