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      La più frivola occasione, una passeggiera scarsità di carni o di lenti, l'ommissione di un ordinario saluto, uno sbaglio di precedenza ne' bagni pubblici, od anche una disputa di religione(905) furono sempre bastanti ad accendere una sedizione tra quella numerosa moltitudine, i cui risentimenti erano furiosi ed implacabili(906). Poscia che, per la prigionia di Valeriano e l'indolenza del suo figliuolo, fu indebolita l'autorità delle leggi, gli Alessandrini si abbandonarono allo sfrenato furore delle proprie passioni, e l'infelice loro patria fu il teatro di una guerra civile, che durò (con poche, corte e sospette tregue) quasi dodici anni(907). Fu ogni commercio interrotto tra i diversi quartieri dell'afflitta città, ogni contrada macchiata di sangue, ogni forte edifizio convertito in cittadella; nè cessò il tumulto finchè una considerabile porzione di Alessandria non giacque irreparabilmente rovinata. Lo spazioso e magnifico distretto del Bruchion co' suoi palazzi, ed il Museo, residenza de' Re e de' filosofi dell'Egitto, viene, quasi un secolo dopo, descritto, come già ridotto al suo presente stato di spaventevole solitudine(908).
      III. L'oscura ribellione di Trebelliano, che prese la porpora nella Isauria, piccola provincia dell'Asia minore, ebbe le più strane e memorabili conseguenze. Quel simulacro di sovranità fu presto distrutto da un uffiziale di Gallieno; ma i suoi seguaci disperando del perdono, deliberarono di sciogliersi dalla fedeltà giurata non solo all'Imperatore, ma ancora all'Impero, e improvvisamente ritornarono a' loro selvaggi costumi, de' quali non si erano mai perfettamente spogliati.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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