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      Aug., p. 71. Aurel. Victor.
      (425) Dione l. LXXVI p. 1283 Stor. Aug. 89.
      (426) Dione l. LXXV. p. 1284 Erodiano l. III. p. 135.
      (427) Il Sig. Hume si stupisce con ragione di un passaggio di Erodiano (l. IV p. 139.) che in questa occasione rappresenta il palazzo degl'Imperatori come uguale in estensione al resto di Roma. Il monte Palatino, sul quale era fabbricato, aveva al più undici o dodici miglia di circonferenza (Vedi Vittore, Roma antica del Nardini). Ma convien rammentarsi, che i palazzi suburbani e gl'immensi giardini dei Senatori opulenti circondavano quasi tutta la città, e che gl'Imperatori ne avevano a poco a poco confiscata quasi la maggior parte. Se Geta dimorava sul Gianicolo nei giardini che portarono il suo nome, e se Caracalla abitava i giardini di Mecenate sul monte Esquilino, i fratelli rivali erano separati l'un dall'altro per il tratto di parecchie miglia. Lo spazio intermedio era occupato dai giardini imperiali di Sallustio, di Lucullo, d'Agrippa, di Domiziano, di Caio ec. Questi giardini formavano un circolo intorno alla capitale, e comunicavan fra loro e col palazzo ancora per mezzo di varj ponti gettati sul Tevere che traversavano le strade di Roma. Se questo passaggio di Erodiano meritasse di essere spiegato, esigerebbe una dissertazione particolare, illustrata da una carta dell'antica Roma.
      (428) Erodiano l. IV p. 139.
      (429) Erodiano l. IV p. 144.
      (430) Caracalla consacrò, nel tempio di Serapide, la spada, con la quale si vantava di avere ucciso il suo fratello Geta.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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