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      Staccatosi con violenza dagli agi del palazzo, comparve armato in fronte alle sue legioni, e si avanzò ad incontrare di là dal Po il suo competitore. Il corrotto nome di Pontirolo1 conserva ancora la memoria di un ponte sull'Adda, che, durante l'azione, debbe essere stato un oggetto della maggiore importanza per ambo gli eserciti. Il Retico usurpatore, dopo aver ricevuto una totale disfatta ed una pericolosa ferita, si ritirò in Milano. Ne fu immediatamente formato l'assedio; furon le mura battute con ogni macchina dagli antichi usata; ed Aureolo, incerto della interna sua forza, e senza speranza di straniero soccorso, si presagì fin d'allora le funeste conseguenze di una inutile ribellione.
      [A. D. 268]L'ultimo suo espediente fu un tentativo di sedurre la lealtà degli assediatori. Sparse pel loro campo de' libelli, ne' quali invitava le truppe ad abbandonare un indegno Sovrano, che sacrificava al suo lusso la pubblica felicità, e le vite dei suoi più stimabili sudditi ai più leggieri sospetti. Gli artifizj di Aureolo diffusero i timori, gli scontenti tra i principali Uffiziali del suo rivale. Una cospirazione fu tramata da Eracliano Prefetto del Pretorio, da Marciano Generale di alto grado e di riputazione, e da Cecrope, che comandava un numeroso corpo di guardie dalmatine. La morte di Gallieno fu risoluta, e non ostante il lor desiderio di prima terminare l'assedio di Milano, l'estremo pericolo, che accompagnava ogni momento d'indugio, gli obbligò ad affrettare l'esecuzione del loro ardito disegno.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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