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      Sull'ultim'ora della notte, mentre l'Imperatore tuttavia prolungava i piaceri della tavola, gli fu portata improvvisamente la nuova, che Aureolo, alla testa di tutte le sue forze, avea fatta dalla città una disperata sortita; Gallieno, che non mancò mai di valor personale, balzò dal suo serico letto, e senza frappor dimora per armarsi o per adunar le sue guardie, montò a cavallo, e corse veloce al luogo del supposto assalto. Circondato dai suoi dichiarati o nascosti nemici, in mezzo al tumulto notturno ricevè ben presto un colpo mortale da incerta mano. Prima di spirare, un sentimento di patriotismo, risvegliatosi nell'animo di Gallieno, lo indusse a nominare un degno successore, e l'ultima sua domanda fu che si dessero gli ornamenti imperiali a Claudio, che allora comandava un corpo staccato d'armata nelle vicinanze di Pavia. Almeno questa voce fu diligentemente propagata, e l'ordine con piacere eseguito dai congiurati, i quali avevan di già convenuto di metter Claudio sul trono. Alla prima nuova della morte dell'Imperatore, mostrarono le truppe qualche sospetto e risentimento, finchè l'uno fu dissipato, e l'altro addolcito con un donativo di venti monete d'oro ad ogni soldato. Ratificarono essi allora l'elezione, e riconobbero il merito del loro nuovo Sovrano2.
      L'oscurità, che ricopriva l'origine di Claudio, benchè fosse di poi abbellita da alcune adulatrici finzioni3, manifesta abbastanza la bassezza della sua nascita. Questo solamente si può sapere, ch'egli era nativo di una delle Province confinanti col Danubio; che la sua gioventù fu consumata tra l'armi, e che il suo modesto valore meritò il favore e la confidenza di Decio.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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