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      La morte di Claudio avea rianimato il languente spirito dei Goti. Le truppe, che difendevano i passi del monte Emo e le rive del Danubio, erano state richiamate pel timore di una guerra civile, e sembra probabile, che il rimanente corpo delle Tribù Gotiche e Vandaliche, abbracciando la favorevole occasione, abbandonasse i suoi stabilimenti dell'Ucrania, attraversasse i fiumi, ed accrescesse con nuova moltitudine la devastatrice armata de' suoi concittadini. Le loro truppe, riunite, furono alfine incontrate da Aureliano, ed il sanguinoso e dubbio conflitto finì solamente col venir della notte20. Spossati per tante calamità da loro vicendevolmente date e sofferte in una guerra di vent'anni, i Goti ed i Romani acconsentirono ad un durevole ed util trattato. Fu questo premurosamente richiesto dai Barbari, e con piacere ratificato dalle legioni, al voto delle quali il prudente Aureliano commise lo scioglimento di quella importante questione. Si obbligarono i Goti a fornire agli eserciti Romani un corpo di cavalleria di duemila ausiliari, e stipularono in contraccambio una sicura e tranquilla ritirata con un regolare mandato fino al Danubio, provveduto dalla cura dell'Imperatore, ma a lor proprie spese. Fu il trattato osservato con tanta religiosità, che quando una truppa di cinquecento uomini si staccò dal campo per far delle prede, il Re, ovvero il Generale dei Barbari, domandò che fosse il colpevole condottiero preso e saettato a morte, come vittima consacrata alla santità de' loro trattati.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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