Pagina (77/377)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Nati ed educati in condizione privata, furono per l'elezione del padre innalzati in un momento alla dignità di Principi; e la morte di lui, seguita quasi sedici mesi dopo, lasciò ad essi l'inaspettata eredità di un vasto Impero. Si richiedeva una virtù e prudenza non ordinaria per sostener con moderazione questo rapido innalzamento; e Carino, il maggiore de' fratelli, era più che all'ordinario privo di queste due qualità. Aveva egli nella guerra della Gallia mostrato qualche grado di valor personale177, ma dal momento del suo arrivo in Roma si abbandonò al lusso della Capitale, ed all'abuso della sua fortuna. Egli era effemminato e ad un tempo crudele; dedito al piacere, ma privo di buon gusto; e benchè vano all'estremo, non curante della pubblica stima. Nel corso di pochi mesi successivamente sposò o ripudiò nove mogli, molto delle quali lasciò gravide; e nonostante questa incostanza, autorizzata dalle leggi, trovò tempo di soddisfare tanti irregolari appetiti, che disonorò se stesso e le più nobili famiglie di Roma. Egli riguardava con odio implacabile tutti coloro, che potean rammentarsi l'antica sua oscurità, o censurare la sua presente condotta. Condannò all'esilio o alla morte gli amici ed i consiglieri, che il padre gli avea posti attorno per guidare l'inesperta sua giovinezza; e perseguitò colla più vile vendetta i suoi condiscepoli e compagni, che non aveano abbastanza rispettata la nascosta maestà dell'Imperatore. Coi Senatori, Carino affettava un superbo e regio contegno, frequentemente dichiarando che aveva idea di distribuire i loro beni alla plebaglia di Roma.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





Principi Impero Carino Gallia Roma Capitale Roma Imperatore Senatori Carino Roma