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      Non corrispose l'integrità di questo nuovo ammiraglio ai suoi talenti. Quando i Pirati della Germania fecero vela dai loro porti, lasciò loro libero il passaggio, ma ne impedì con gran diligenza il ritorno, e si appropriò un'ampia porzione del bottino da essi acquistato. La ricchezza di Carausio fu in quella congiuntura molto giustamente considerata come una prova del suo delitto, e Massimiano già ne avea ordinata la morte. Ma l'accorto Menapio previde, e prevenne la severità dell'Imperatore. Colla sua liberalità egli si era affezionata la flotta che comandava, e tirati i Barbari nei suoi interessi. Fece egli vela dal porto di Bologna verso la Britannia, indusse la legione e gli ausiliari, che difendevano quell'Isola ad abbracciare il suo partito, e arditamente assumendo, insieme colla porpora, il titolo di Augusto, disfidò la giustizia e le armi del suo offeso Sovrano232.
      Quando la Britannia fu così smembrata dall'Impero, ne fu sensibilmente riconosciuta l'importanza, e sinceramente deplorata la perdita. I Romani celebrarono, e forse magnificarono l'estensione di quell'Isola illustre, provveduta per ogni parte di comodi porti; la temperie del clima, e la fertilità del suolo, egualmente atte alla produzione di grano e del vino; i ricchi minerali, ond'ella abbondava; gli ubertosi prati coperti d'innumerabili greggi; ed i suoi boschi privi di bestie feroci o di velenosi serpenti. Deploravano essi specialmente la perdita delle considerabili entrate della Britannia, confessando nel tempo stesso che meritava quella Provincia d'esser la sede d'una monarchia indipendente233. La possedè Carausio per lo spazio di sette anni, e la fortuna si mantenne propizia ad una ribellione sostenuta dal coraggio e dall'abilità. Difese l'Imperatore Britannico le frontiere de' suoi dominj contro i Caledonj del Settentrione; invitò dal continente un gran numero di abili artefici; ed in una varia quantità di medaglie, tutt'ora esistenti, fece pompa del suo buon gusto e della sua opulenza234. Nato su i confini dei Franchi, egli si procacciò l'amicizia di quella formidabil nazione coll'adulatrice imitazione delle lor vesti e de' lor costumi.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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