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      Colla mira di opporre ai Blemmi un avversario degno di loro, Diocleziano indusse i Nubati, o sia gli abitanti della Nubia, ad abbandonare le antiche loro abitazioni nei deserti della Libia, o cedè ad essi un vasto ma infruttifero territorio al di là di Siene e delle cateratte del Nilo, col patto che essi avrebber sempre rispettata e difesa la frontiera dell'Impero. Sussistè lungamente il trattato; e finchè lo stabilimento del Cristianesimo non introdusse più giuste idee di culto religioso, fu annualmente ratificato con un solenne sacrifizio nell'Isola di Elefantina, nella quale i Romani, non meno che i Barbari, adoravano le stesse visibili o invisibili potenze dell'Universo254.
      Mentre Diocleziano puniva i passati delitti degli Egiziani, egli provvedeva alla futura loro sicurezza e felicità con molti savj regolamenti, che furono confermati ed invigoriti sotto i Regni successivi255. Un molto osservabile editto da lui pubblicato, in vece di condannarsi come parto di una gelosa tirannia, merita di essere applaudito come un atto di prudenza e di umanità. Egli volle che si facesse una diligente ricerca "di tutti gli antichi libri, i quali trattavano della mirabil arte di far l'oro e l'argento, e li condannò senza pietà alle fiamme; temendo (come ci assicurano) che l'opulenza degli Egiziani non inspirasse loro l'ardire di ribellarsi contro l'Impero256." Ma se Diocleziano fosse stato convinto della realtà di quest'arte importante, ben lungi dallo spegnerne la memoria, ne avrebbe rivolta l'operazione in benefizio delle pubbliche entrate.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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