Pagina (134/377)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Diocleziano che si era da una servile origine innalzato al Trono, passò in una privata condizione gli ultimi nove anni della sua vita. La ragione avea a lui suggerito il ritiro, e sembra che ve lo accompagnasse la contentezza. In esso egli godè per lungo tempo il rispetto di quei Principi, ai quali ceduto aveva il dominio del Mondo317.
      È raro che gli animi, lungamente esercitati negli affari, abbiano mai formato alcun abito di conversar con se stessi; e nella perdita della potenza deplorano principalmente la mancanza di occupazione. I trattenimenti delle lettere e della devozione, che sono di tanto compenso nella solitudine, erano incapaci di fissare l'attenzione di Diocleziano; ma egli avea conservato, o almeno presto ricuperò il gusto per li più innocenti e più naturali piaceri, e le sue ore di ozio erano sufficientemente impiegate in fabbricare, in piantare, e in coltivare un giardino. Vien meritamente celebrata la sua risposta a Massimiano. Veniva egli sollecitato da quell'inquieto Vecchio a riassumere le redini del Governo e la porpora Imperiale. Rigettò esso la tentazione con un sorriso di compassione, tranquillamente osservando che se egli potesse mostrare a Massimiano i cavoli da se piantati colle sue proprie mani in Salona, non sarebbe più stimolato ad abbandonare il godimento della felicità per andare in traccia della potenza318. Ne' suoi discorsi cogli amici confessava sovente che di tutte le arti la più difficile era quella di regnare, e si esprimeva su questo favorito argomento con tal calore, che potea essere solamente l'effetto dell'esperienza.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





Trono Principi Mondo Diocleziano Massimiano Vecchio Governo Imperiale Massimiano Salona